L’Antitrust della Commissione UE ha  terminato l’indagine ed ufficializzato il responso verso uno dei colossi della rete.

L’Antitrust della Commissione UE, al termine di tre anni d’indagine posta in essere verso Amazon, ha ufficializzato la sua decisione: 250 milioni di euro per ripagare l’Unione europea di tasse non versate. Il colosso americano ha potuto esercitare un abuso di posizione dominante attuato grazie al minor peso fiscale a cui è stato sottoposto. Questo è potuto avvenire grazie ad un accordo stretto nel 2003 con il Principato del Lussemburgo il quale gli permetteva, nello specifico, di pagare quattro volte meno di tasse rispetto ad altre società grazie ad una diversa imponibilità. Amazon dal canto suo ha sempre sostenuto la piena legalità degli accordi di tax ruling ritenendo quindi “di non aver ricevuto alcun trattamento speciale dal Lussemburgo e di aver pagato le tasse in piena conformità con la legislazione fiscale lussemburghese ed internazionale”.

Gli accordi tra le singole Multinazionali e i vari stati Ue per stabilire le modalità di calcolo di imposta del reddito non sono nuovi, casi simili si sono avuti con Apple in Irlanda nel 2016, e Google nello stesso Lussemburgo.

La Commissione, per limitare i vantaggi ottenuti attraverso questi accordi, ha presentato nel 2015 un pacchetto trasparenza per i tax ruling contenente norme per aumentare la trasparenza fiscale e contrastare l’erosione della base imponibile. Il pacchetto impone che tutti gli Stati membri trasmettano in modo automatico tutte le informazioni su ogni accordo fiscale posto in essere con le diverse aziende, intralciando la discrezionalità dei governi e la loro possibilità di decidere autonomamente gli accordi in materia fiscale.