Il testo della riforma costituzionale è stato approvato dalla Camera il 12 aprile di quest’anno.

Affinché la predetta riforma entri in vigore o venga definitivamente bocciata, il 4 Dicembre gli elettori sono chiamati ad esprimersi sulla stessa con referendum.

Cosa cambierebbe, in concreto, se la maggioranza dei voti fosse positiva?

Il primo punto riguarda la riforma del Senato, il cui numero di componenti passerebbe da 320 a 100 (95 scelti dalle Regioni e 5 dal Presidente della Repubblica) e gli stessi non godrebbero di indennità aggiuntive, oltre allo stipendio ordinario.

Verrebbe meno, altresì, il limite di età per essere eletti, ora fissato al compimento del quarantesimo anno d’età.

Inoltre, solo la Camera dei deputati voterebbe la fiducia al Governo ed approverebbe le Leggi, con l’esclusione di quelle costituzionali, relative alle minoranze linguistiche, referendum, Trattati UE, enti territoriali e decadenza dei senatori, per le quali rimarrebbe necessaria anche l’approvazione del Senato.

 

Il secondo punto ha ad oggetto l’elezione del Presidente della Repubblica. In caso di vittoria dei “sì”, lo stesso potrebbe sciogliere solo la Camera e non il Senato. In caso di assenza, inoltre, le sue veci verrebbero fatte dal Presidente della Camera, non più del Senato.

Le modalità di votazione per l’elezione del Presidente, poi, verrebbero semplificate. La maggioranza richiesta sarebbe per le prime tre votazioni di 2/3, mentre per le successive di 3/5.

 

Terzo punto riguarda le Leggi di iniziativa popolare. Mentre oggi per presentare una proposta servono le firme di 50.000 elettori, con la riforma ne verrebbero richieste 150.000. Tale proposta, però, avrebbe la garanzia di essere discussa e votata in Parlamento.

 

Il quarto punto inserisce una novità: il cd. “voto a data certa”. Il Governo, in tal modo, ha la possibilità di accelerare l’iter di approvazione di leggi importanti per il programma politico, giungendo al voto in soli 70 giorni.

 

Ultima questione affrontata dalla riforma riguarda Regioni e Province.

L’art. 117 della Costituzione, relativo alle competenze di Stato e Regioni, verrebbe completamente riscritto, eliminando le competenze concorrenti e mantenendo solo quelle esclusive.

Le competenze dello Stato aumenterebbero, specialmente in materia di trasporti, energia, infrastrutture, protezione civile e ricerca scientifica. Lo stesso, inoltre, potrebbe esercitare una funzione di supremazia verso le Regioni, intervenendo in materie di competenza di quest’ultime. Ciò solamente nei casi di tutela dell’unità della Repubblica ed interesse nazionale.

 

Infine, le Province ed il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) verrebbero definitivamente aboliti.

 

Fonte: Disegno di legge 12/04/2016, G.U. 15/04/2016